Lo stagno è stato tra i primi metalli utilizzati
dall’uomo, ma per le sue scarse qualità meccaniche è
quasi sempre stato fuso in lega con altri metalli che ne permettono di
raggiungere una adeguata durezza ottenendo così il peltro.
I metalli utilizzati per il peltro nel passato erano sovente a seconda
della qualità, oltre allo stagno, il rame, l’antimonio, il
bismuto, lo zinco e l'argento in piccole quantità, mentre si faceva
largo uso di piombo.
La grande diffusione dell’uso del peltro si ha
a partire dal XIII secolo nel quale si formano anche delle corporazioni
di peltrai, in questo periodo si ebbe una fiorente produzione di boccali
e misure di capacità. Nel XIV secolo gli articoli commissionati
dalle chiese e gli oggetti di culto come reliquiari, acquasantiere e calici,
vengono eseguiti con lavorazioni più raffinate e artistiche. Il
XV secolo la riattivazione di vecchie miniere di stagno europee, la scoperta
di ingenti nuovi giacimenti e l’ascesa economica e artistica di
Francia e Germania contribuiscono a far entrare gli oggetti di peltro
come piatti, zuppiere, bicchieri e brocche meticolosamente lucidate all’interno
delle case della borghesia, diventando oggetti di valore da tramandare
per generazioni. La diffusione del peltro in Italia è stata inferiore
a quella avvenuta nei paesi d’oltralpe perché nella penisola
è sempre stato molto diffuso l’uso della ceramica, ma l’apprezzamento
del suo valore economico è ancor oggi testimoniato ad esempio dal
modo ancora in uso a Milano per definire una persona piuttosto ricca:
”L’ha del pelter!”.
La produzione del peltro attualmente è regolamentata
anche dalle norme europee UNI EN che ne stabiliscono le quantità
di stagno e degli altri metalli che compongono le 6 leghe classificate.
E' importante notare che è proibito l'uso del
piombo rendendo quindi il peltro atossico.
La produzione di velamarevento è
in stagno puro, il metallo presente nel peltro in quantità non
inferiore al 91%, è atossico e si mantiene lucente nel tempo.